The Demon è un fumetto coreano edito in Italia qualche anno fa (da Jpop in volume unico). L’autore, Seok Jeong-Hyun, con l’aiuto del suo studio, Stone Age, mette in campo uno straordinario talento grafico che si materializza sotto forma di tavole realistiche, pittoriche. La storia non sfugge alle consuete influenze: Blade Runner, il nipponico Jin-Roh, i manga di Masamune Shirow. È infatti ambientata nella Seoul del 2020, ove a causa di una serie di calamità naturali (ci risiamo…) il 60% della popolazione mondiale è scomparsa. I sopravvissuti hanno sottoscritto un accordo di pace e costituito una sorta di Federazione Mondiale. L’esercito viene privatizzato e stringe accordi segreti con un network televisivo, il cui scopo è individuare persone dotate di speciali capacità da arruolare in propri corpi speciali. La ricerca di questi “umani ottimizzati” avviene tramite l’osservazione delle loro reazioni di fronte a programmi televisivi che contengono particolari impulsi visivi e sonori, nonché messaggi subliminali. L’esprimento porta però anche conseguenze impreviste: alcuni soggetti reagiscono violentemente a quei particolari stimoli televisivi. E qui comincia The Demon, col lettore scagliato al’interno dell’azione fin dalle primissime tavole, mentre la spiegazione dei retroscena avviene un po’ alla volta durante la narrazione. Un gruppo di soldati, intervenendo sul luogo ove è scoppitao un ordigno, presumibilmente a causa di un atto terroristico, si trova invece coinvolto in un complotto teso a eliminare persone che sanno troppo sui traffici segreti dell’esercito. La storia presenta alcuni elementi decisamente poco credibili, mentre la sceneggiatura talvolta incespica e soffre di ermetismo, ma è impossibile non lasciarsi coinvolgere e inquietare dagli straordinari disegni. Dominati dai colori cupi, che sottolineano l’atmosfera claiustrofobica di tutta la vicenda, appaiono curatissimi sia sul fronte dei personaggi sia su quello degli sfondi, rendendo credibile l’intero mondo fantastico che dipingono. Per scelta di inquadrature e tempi narrativi, The Demon è un vero e proprio film su carta, che avrebbe meritato molte più tavole per eliminare i gap narrativi di cui soffre. Seok Jeong-Hyun fa uso di più tecniche, passando dagli strumenti tradizionali al software, e sfrutta ampiamente le fotografie quale punto di partenza. Il risultato finale è comunque omogeneo, impeccabile, di un realismo che non è tuttavia stucchevole o noioso.
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