giovedì 26 maggio 2011

sabato 7 maggio 2011

MAD DOCTORS!


“Ehi Prof.! Che cosa facciamo stasera?”
“Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo! ”
La succitata conversazione viene pronunciata, praticamente in ogni episodio, da Mignolo e il Prof. (in originale Pinky and the Brain), due topi da laboratorio protagonisti di una serie animata della Warner Bros. Mentre Mignolo è tanto stupido quanto alto, il Prof. è decisamente un genio, nonché uno dei più recenti rappresentanti della curiosa categoria detta dello scienziato pazzo, o mad doctor secondo la definizione anglofona. Tali individui dall’intelligenza estremamente sviluppata si presentano con grande frequenza nelle opere di genere fantascientifico o horror, dalla letteratura al cinema passando per i fumetti. Lo scienziato pazzo non è necesariamente malvagio, potendosi trattare anche di un semplice eccentrico troppo preso dai propri esperimenti per rendersi conto di ciò che accade intorno a lui, e troppo intelligente per essere compreso dai comuni mortali. Esemplare, in questo senso, la figura di Doc Emmett Brown della trilogia cinematografica Ritorno al futuro. Tuttavia, la figura dello scienziato malvagio desideroso di conquistare il mondo è decisamente più intrigante, nonché utile a fini narrativi per creare la minaccia che deve essere sventata dall’eroe di turno.

Dotato di un ego smisurato, incapace di discernere tra bene e male oppure indifferente alla scelta, fortemente motivato, bramoso di potere, ideatore di invenzioni incredibili, ossessionato dai propri obiettivi, lo scienziato pazzo domina il palcoscenico con la sua gestualità esasperata, le sue teorie incomprensibili, la sua pelata luccicante o i suoi capelli bianchi e ribelli. Difficile individuarne il prototipo, ma forse il primo scienziato pazzo della fantascienza moderna potrebbe essere Rotwang, di Metropolis. La sua storia nasce nel 1912, grazie al romanzo di Thea Von Harbou, ma prende definitivamente forma nel 1926, quando il regista Fritz Lang basandosi sul libro della moglie (che per l'occasione scrive la sceneggiatura del film) firma l’omonima pellicola in bianco e nero. Rotwang (interpretato dall’attore Rudolf Klein-Rogge), è un inventore che in una metropoli distopica del XXI secolo, dominata da formidabili macchine e giganteschi palazzi, progetta un incredibile robot in grado di sostituire l’uomo in tutto e per tutto. Ma invece di utilizzare tale invenzione per il benessere dell’umanità, ne fa uno strumento della propria vendetta, senza preoccuparsi del fatto che tale azione possa portare tutta Metropolis alla distruzione. Sia l’aspetto di Rotwang, che quello del suo laboratorio, diventano una sorta di modello per gli scienziati pazzi a venire. Capelli scompigliati, occhi spiritati, camice da medico e una mano meccanica identificano l’uomo. Archi elettrici, ampolle ribollenti, file sterminate di manopole e indicatori caratterizzano il suo studio. Un’immagine complessiva che si fissa nell’immaginario collettivo, ritornando a più riprese in molte altre opere.

È sull’immagine di Rotwang, per esempio, che viene ricalcato Virus, il mago della foresta morta, personaggio di un fumetto di Federico Pedrocchi (testi) e Walter Molino (disegni), pubblicato per la prima volta nel 1939. Virus è uno scienziato pazzo, intenzionato a conquistare e sottomettere al proprio volere la Terra. Per raggiungere tale obiettivo realizza tutta una serie di invenzioni stupefacenti, come il teletrasporto, ma non esita neanche a ridare vita ad antichissime mummie custodite nei musei sparsi per il mondo.
Virus diviene fonte di ispirazione per la creazione di un altro scienziato pazzo dei fumetti, Hellingen, che può quindi essere considerato un “nipotino” di Rotwang. Hellingen è un nemico di Zagor, l’eroe western/fantasy creato da Sergio Bonelli, probabilmente il suo peggior nemico. Evidentemente il nome Hellingen deriva dal termine inglese hell (“inferno”) e in effetti l’uso che fa della propria sconfinata intelligenza è a dir poco infernale. Pur vivendo negli Satti Uniti della prima metà del diciannovesimo secolo, ha già inventato una quantità di macchine (televisione, razzi telecomandati, robot, sommergibili, ecc.) che nella realtà si vedranno solo nel ventesimo secolo e a volte neanche allora. Peccato che le utilizzi a fin di male.

Lo scienziato pazzo resta una curiosa antitesi tra la logica della scienza e l’irrazionalità dell’animo umano, tra il potere della mente e la debolezza della carne. È inoltre un monito per ogni essere umano: la conoscenza non è nulla se non sia accompagna alla coscienza. Ben lo sa l’eroe di turno, forse meno intelligente, meno astuto, meno colto del malvagio scienziato che deve affrontare, ma mosso da ideali che lo porteranno alla vittoria. Questo, perlomeno, negli immaginari mondi dell’intrattenimento…